
La rivista scientifica Antioxidants ha recentemente pubblicato una ricerca federiciana che evidenzia la ricchezza di sostanze antiossidanti contenute in tutte le parti del mandarino dei Campi Flegrei
Biologia e Scienze Chimiche @Unina
Antiossidanti a zero residui: questo il giacimento di sostanze dalle proprietà benefiche racchiuso non solo nella polpa, ma soprattutto nella buccia e nei semi della varietà campana dell’agrume. Lo studio, che è stato realizzato nei laboratori dei dipartimenti di Biologia e di Scienze Chimiche dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha messo in evidenza come parti del frutto comunemente considerate scarto alimentare, costituiscano in realtà un vero e proprio scrigno di antiossidanti che variano significativamente in base al grado di maturazione.
Nei semi e nella buccia sono stati quantificati un elevato numero di flavonoidi. Sostanze come la naringina e la rutina sono presenti in quantità apprezzabili insieme alla quercetina. Quest’ultima, secondo recenti studi scientifici riportati in letteratura, pare possa avere un ruolo importane nel trattamento delle sindromi legate al SARS-CoV-2.

La “Festa del mandarino dei Campi Flegrei”
L’associazione no-profit “L’Immagine del Mito” (attiva nei territori di Bacoli e Pozzuoli) ha contribuito allo studio fornendo i campioni (non trattati) prelevandoli da agrumeti dell’Area Flegrea.

Tra gli obiettivi condivisi dai ricercatori e dal Presidente dell’Associazione, il Dott. Domenico Ferrante, vi è la rivalutazione del terrirorio flegreo puntando su uno dei prodotti locali tra i più rappresentativi della zona. Il mandarino è infatti l’assoluto protagonista dell’appuntamento annuale organizzato dall’associazione.
La “Festa del mandarino dei Campi Flegrei” si tiene nel periodo ottobre-febbraio, proprio durante la maturazione e la raccolta dei popolari agrumi. Nasce dalla necessità di rivalutare un mercato che, nonostante la storia e le proprietà organolettiche del frutto, risulta in declino.
Da una parte si contraggono le aree coltivabili adatte, dall’altra spuntano ibridi più facilmente edibili come le clementine e il mandarancio che stanno orientando altrove le scelte del consumatore. Tuttavia per le sue specificità e per la sua flessibilità di impiego, ci sono comunque buone possibilità di sviluppo del mandarino in un mercato di nicchia, grazie anche a ricerche come quella condotta presso la Federico II.
Impatto ambientale e impatto industriale
La letteratura scientifica ha ampiamente documentato l’importanza degli antiossidanti contro l’azione dei radicali liberi prevenendo l’invecchiamento precoce e altre patologie correlate. In particolare, il contenuto intrinseco di antiossidanti nella buccia e nei semi apre la strada a nuovi scenari di riutilizzazione del mandarino in quanto sottoprodotto alimentare, rilanciando il frutto dei Campi Flegrei anche nell’industria farmaceutica e cosmetica, contribuendo a ridurre l’impatto ecologico complessivo. La qualificazione degli scarti alimentari è infatti un nodo cruciale nella ricerca di nuova ricchezza e nuovi modi per migliorare il rapporto con l’ambiente. Risultati come questo aprono prospettive sul piano dell’industria farmacologica campana, soprattutto in considerazione del fatto che il mandarino flegreo è un prodotto regionale e, in quanto tale, rende nulli i costi di importazione della materia prima.

La ricerca dal titolo Antioxidant Properties of Pulp, Peel and Seeds of Phlegrean Mandarin (Citrus reticulata Blanco) at Different Stages of Fruit Ripening (https://doi.org/10.3390/antiox11020187) è stata realizzata da un gruppo di ricercatori dei dipartimenti di Biologia e di Scienze Chimiche dell’Università Federico II composto da Giulia Costanzo, Ermenegilda Vitale, Maria Rosaria Iesce, Daniele Naviglio, Angela Amoresano, Carolina Fontanarosa, Michele Spinelli, Martina Ciaravolo e Carmen Arena. L’articolo è disponibile sul numero speciale Advances in Natural Antioxidants for Food Improvement della rivista scientifica Antioxidants.