Obesità e sovrappeso favoriscono le malattie autoimmuni

Un articolo di Giuseppe Matarese su Science evidenzia la correlazione tra lo sviluppo di malattie autoimmuni e fenomeni di obesità e sovrappeso


La crescita delle malattie autoimmunitarie

Un articolo di Giuseppe Matarese (ordinario di immunologia e patologia generale alla Federico II di Napoli) pubblicato sulla rivista Science evidenzia come obesità e sovrappeso possano essere considerati “acceleratori” delle malattie autoimmuni.

Negli ultimi 50 anni le malattie autoimmunitarie sono cresciute raggiungendo un livello quasi epidemico passando dal 2-3% al 10-12%. Il sistema immunitario considera estraneo e dannoso qualcosa che in realtà fa parte dell’organismo attaccando e danneggiando tessuti sani. Non sono del tutto chiari i meccanismi che si attivano in questi casi, ma la ricerca scientifica riesce a trovare delle correlazioni che aiutino a fare chiarezza.


Il trial clinico CalerieMS

Lo scopo principale del trial clinico denominato “CalerieMS”, finanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM), è appunto capire come e perché l’obesità contribuisce a far “impazzire” il sistema immunitario. Lo sta portando avanti il prof. Matarese, sperimentando in particolare se una blanda restrizione calorica, in aggiunta a un farmaco di prima linea (il dimetilfumarato), possono aumentare l’efficacia delle terapie per la sclerosi multipla.

“Abbiamo coinvolto circa 120 pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente e lo studio proseguirà fino al prossimo giugno, quando poi avvieremo il follow-up. Finora i dati che abbiamo raccolto sono incoraggianti”, spiega Matarese constatando la correttezza delle intuizione e delle evidenze raccolte nell’arco di almeno venti anni di studi.

L’idea è che regimi dietetici ipocalorici aiutino a stabilizzare le risposte autoimmunitarie.

«In presenza di obesità e di conseguente sovraccarico metabolico, si osserva un iperfunzionamento del sistema immunitario in alcune persone, complici anche la genetica e altri fattori ambientali.»

— Giuseppe Matarese

Il fatto che la crescita delle malattie autoimmuni venga registrata soprattutto nelle società industrializzate accredita la “teoria dell’igiene” ovvero un’ipotesi che mette in relazione la vita in ambienti estremamente puliti tipici delle società avanzate con una debolezza di fondo del sistema immunitario, poco addestrato al contatto con germi e batteri.

Più il sistema immunitario si allena precocemente contro i micro-organismi dannosi, più sarà in grado di controllare l’infiammazione, incluse le malattie autoimmunitarie.

Come ipotizza l’articolo di Matarese pubblicato su Science, l’eccessiva igiene e l’obesità favoriscono l’accumulo di cellule infiammatorie e diminuiscono i linfociti Treg, coinvolti nei meccanismi di tolleranza immunologica e nella riparazione dei danni agli organi.

“Se riuscissimo a controllare il sovraccarico metabolico potremmo, in parte, controllare e prevenire l’iperattivazione del sistema immunitario contro organi propri”, spiega il docente federiciano.

Nei modelli animali le strategie di restrizione calorica sembrano funzionare ma per Matarese sui pazienti umani gli “approcci di restrizione calorica controllata, dal punto di vista comportamentale, sono difficili da seguire nel tempo”

“Se il nostro studio dimostrerà che la restrizione calorica associata alle terapie può migliorarne l’efficacia potremmo dare indicazioni concrete ai pazienti, su solide basi scientifiche, per interventi di fatto a costo zero”.

Ma non solo, va avanti il docente: “La speranza è di poter identificare, grazie anche a queste ricerche, dei nuovi target molecolari indotti dalla restrizione calorica associabili alle terapie classiche e che possano trasmettere un segnale di pseudo-affamamento nelle cellule del sistema immunitario”.

Anche in questo campo alcuni indizi farebbero ben sperare, per esempio: “Si è visto che farmaci antidiabetici, come la metformina, che mediano anche segnali di pseudo-affamamento, utilizzati in combinazione con i farmaci di prima linea contro la sclerosi multipla, possono migliorare la terapia, con effetti antiinfiammatori”.


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