Mangiare pesce grasso fa bene al cuore

Su Advances in Nutrition è stato pubblicato uno studio dell’equipe di Diabetologia della Federico II sulla correlazione tra consumo di pesce e salute cardiovascolare


Pesce grasso vs pesce magro

Una o due porzioni di pesce grasso a settimana sarebbero sufficienti a ridurre il rischio di infarto e di altre patologie cardiovascolari ischemiche, purché sia pesce grasso. Alici o spigola? Sardine o gamberi? Finora nessuno dei numerosi studi scientifici sulla salubrità del consumo di pesce ha chiarito se i tipi di pesce fossero tutti uguali.

La squadra di diabetologi del Policlinico Federico II guidata dalla professoressa Olga Vaccaro, ha analizzato tutta la letteratura scientifica disponibile sulla relazione tra alimentazione a base di pesce e malattie cardiovascolari.

Utilizzando una metodologia basata sulla sistematicità della ricerca, grazie a procedure statistiche in grado di combinare tutti i dati disponibili, abbiamo analizzato una popolazione di 1,320,509 individui, seguiti per un periodo di tempo che va dai 4 ai 40 anni. I risultati hanno mostrato, con estrema chiarezza, che il consumo di uno o due porzioni di pesce grasso a settimana si associa ad una riduzione significativa del rischio di infarto e di altre patologie cardiache che, per i casi fatali, si colloca intorno al 17%. Al contrario, il consumo abituale di pesce magro, pur non aumentando il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, non si associa a questi benefici“, spiega la professoressa Vaccaro.

Secondo lo studio pubblicato su Advances in Nutrition (https://doi.org/10.1093/advances/nmac006), il rapporto di rischio si lega all’alto contenuto di acidi grassi polinsaturi n-3 a catena lunga. Essendone ricco, il pesce azzurro (detto anche pesce grasso) avrebbe dunque una marcia in più rispetto al pesce bianco (noto come pesce magro) sul piano della salute cardiovascolare. Meglio sardine, sgombri e altri pesci azzurri, dunque rispetto a merluzzo, spigola, crostacei, molluschi.

Lo scopo di questa meta-analisi è stato quello di sintetizzare le conoscenze sull’argomento presenti in PubMed, Web of Science ed Embase fino a maggio 2021.

“I risultati di questo studio mettono in luce, per la prima volta, che l’effetto benefico sulla salute cardiovascolare attribuito finora al consumo di pesce in generale è in realtà limitato esclusivamente al pesce grasso. Questo ha una sua logica: il pesce grasso contiene, infatti, quantità fino a 10 volte più elevate di grassi cosiddetti omega-3, benefici per la salute, rispetto al pesce magro, inoltre, il pesce grasso è più ricco di molte altre sostanze salutari come calcio, potassio, ferro e Vitamina D, che possono contribuire all’impatto benefico del pesce azzurro sul cuore”, sottolinea il professore Gabriele Riccardi, già direttore della Diabetologia federiciana.


L’importanza della biodiversità marina

Le conclusioni di questo studio possono essere rilevanti sia per le scelte alimentari della popolazione adulta, sia per la preservazione della biodiversità nei mari.

“La consapevolezza che bastano una o due porzioni di pesce azzurro a settimana per ridurre marcatamente il rischio di malattie cardiache facilita l’adesione alle raccomandazioni nutrizionali in confronto al generico consiglio di consumare ogni tipo di prodotto della pesca con una frequenza maggiore. Guardando agli aspetti ambientali, la scelta preferenziale di pesce azzurro di piccola taglia, e con un breve ciclo di vita come alici, sardine, sgombri, aringhe e molti altri pesci meno noti ma molto diffusi nel mar Mediterraneo, ha un impatto rilevante sull’ecosistema marino ed è molto più sostenibile dell’utilizzo di specie, ritenute più pregiate, che arrivano sulla nostra tavola grazie all’acquacultura o alla pesca intensiva”, conclude la professoressa Vaccaro.

All’innovativo studio, insieme ai professori Vaccaro e Riccardi, hanno preso parte le nutrizioniste Marilena Vitale e Ilaria Calabrese, la dottoranda di ricerca in “Nutraceuticals Functional Foods and Human Health” Annalisa Giosuè e la diabetologa Roberta Lupoli.