Novità sulla terapia genica per mucopolisaccaridosi di tipo 6

Dall’Istituto Telethon di Genetica e Medicina di Pozzuoli, arrivano buone notizie per le persone affette dalla rara malattia metabolica. Lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine – Evidence


Lo studio “Liver-Directed Adeno-Associated Virus–Mediated Gene Therapy for Mucopolysaccharidosis Type VI“, pubblicato sul New England Journal of Medicine – Evidence, porta la firma dei ricercatori dell’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Pozzuoli guidati dai docenti federiciani Alberto Auricchio e Nicola Brunetti-Pierri.

La patologia, nota anche come Malattia di Maroteaux-Lamy, è caratterizzata dall’accumulo nelle cellule di dermatansolfato, il cui smaltimento viene messo in crisi da una carenza di un enzima. La patologia ha origine durante l’infanzia e causa delle deformità scheletriche oltre che bassa statura, opacità della cornea e ispessimento di alcune valvole cardiache. Attualmente è disponibile una terapia enzimatica, che però ha dei limiti perché costringe il paziente a trascorrere molto tempo in ospedale per effettuare le infusioni, da fare per tutta la vita. Tra l’altro questa terapia non riesce a raggiungere alcuni organi colpiti poco perfusi dal sangue, tra cui le ossa ad esempio.

“La terapia genica può superare questi limiti – spiega Alberto Auricchio, coordinatore del Programma di Terapia Molecolare al Tigem di Pozzuoli e professore ordinario di genetica medica alla Federico II – Molti anni di ricerca in laboratorio ci hanno permesso di sviluppare e testare un vettore di origine virale capace di trasportare una versione corretta del gene difettoso nei pazienti. Somministrato una volta sola, attraverso il sangue, il vettore può raggiungere le cellule del fegato e indurle a produrre in maniera stabile, per anni, l’enzima responsabile dello smaltimento del dermatansolfato.”

«Il nostro è stato il primo test nell’uomo di un approccio di terapia genica diretta al fegato per una malattia metabolica da accumulo.»

— Alberto Auricchio

Testata nove pazienti di età compresa tra i 5 e i 29 anni e di quattro nazionalità diverse (turca, italiana, spagnola e canadese), la terapia si è dimostrata sicura e affidabile. I pazienti, suddivisi in tre gruppi a seconda della dose di vettore ricevuto, ha anche dimostrato di poter ripristinare una produzione di enzima sufficiente a detossificare l’organismo.

“I pazienti che hanno ricevuto questo nuovo farmaco non hanno avuto effetti avversi, per cui l’obiettivo principale dello studio è stato raggiunto – spiega Nicola Brunetti-Pierri, responsabile della ricerca traslazionale del Tigem di Pozzuoli e ordinario di genetica medica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II – Inoltre, dopo l’infusione siamo riusciti per la prima volta a rilevare l’enzima nel sangue, cosa impossibile prima in questi pazienti: una dimostrazione di come il trasferimento genico abbia effettivamente funzionato. Chi ha ricevuto una dose di farmaco bassa o media ha avuto dei miglioramenti, ma non sufficienti per sospendere completamente la terapia enzimatica. Quelli che invece hanno ricevuto la dose più alta sono tuttora liberi dalla terapia enzimatica: un dato stabile dal punto di vista sia clinico sia di laboratorio.”

«Dobbiamo a tutte le persone che hanno partecipato un grande ringraziamento, perché hanno mantenuto fede al patto tra pazienti e ricercatori, affidando alla ricerca le loro speranze di una qualità di vita migliore.»

— Nicola Brunetti-Pierri

I ricercatori monitoreranno i pazienti per valutare nel tempo gli effetti della correzione e lo stato di salute generale.

“Questi risultati sono il coronamento del lavoro di anni portato avanti dai ricercatori del Tigem sulla MPSVI – dichiara Francesca PasinelliDirettore Generale di Fondazione Telethon – L’istituto si conferma come una realtà di grande valore nell’affrontare le malattie genetiche rare dagli studi di base fino alla messa a punto di strategie di cura. A fronte della prova della sicurezza sui pazienti e di risultati estremamente promettenti per quanto riguarda l’individuazione del dosaggio efficace di questa terapia, sarà d’ora in poi cruciale riuscire a portare a compimento il percorso di sviluppo e rispondere, così, ai bisogni dei pazienti che ripongono molte speranze in questa ricerca.”

«Questo studio è l’ennesima dimostrazione di quanto sia prezioso il contributo di una eccellente ricerca accademica alla messa a punto di terapie, soprattutto in un ambito spesso trascurato dalle aziende farmaceutiche come quello delle malattie rare.»

— Francesca Pasinelli

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