Nuove scoperte sul cervello vetrificato rinvenuto negli scavi di Ercolano

Nel corso della conferenza “Nuove scoperte sui corpi di Ercolano” il federiciano Pier Paolo Petrone ha presentato nuovi contributi sulla scoperta di un sistema nervoso preservato grazie alla vetrificazione


La pubblicazione sul New England Journal of Medicine

La prima pubblicazione scientifica sulla straordinaria scoperta di materia cerebrale proveniente da una vittima dell’eruzione vesuviana del 79 D.C. si è avuta nel gennaio 2020, nel New England Journal of Medicine (http://doi.org/10.1056/NEJMc1909867).

Da notare che la prestigiosa rivista non aveva mai, negli oltre due secoli della sua storia, pubblicato un articolo di medicina legale o archeologia forense. Il contributo sulla vetrificazione cerebrale indotta dal calore dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. conteneva i primi risultati di uno studio condotto dal team guidato da Pier Paolo Petrone, antropologo forense dell’Università Federico II di Napoli. Gli studi sul campione avevano attestato l’inedita scoperta di tessuto cerebrale vetrificato per effetto del calore prodotto da una eruzione vulcanica.

«Per la prima volta in assoluto vengono scoperti resti umani di cervello vetrificati per effetto del calore prodotto nel corso di una eruzione vulcanica»

Pier Paolo Petrone

Nel 79 d.C. Pompei ed Ercolano furono infatti inondate da valanghe di cenere bollente proveniente dal Vesuvio. Gli studi scientifici sulle vittime di Ercolano si basano ancora sulla scoperta, nei primi anni Ottanta di centinaia di scheletri di persone in fuga sulla spiaggia e una serie di camere sul lungomare: tutto fissato in un’ultima posizione dalle micidiali correnti piroclastiche in arrivo. Dopo la pubblicazione sul NEJM, la scoperta è stata poi presentata al pubblico in diverse occasioni.

Recentemente sono stati presentati nuovi aspetti della ricerca. L’occasione è stata la conferenza intitolata “Nuove scoperte sui corpi di Ercolano” che si è tenuta nel corso della rassegna “Scienza ultima frontiera: il corpo e la salute”, organizzata dalla Biblioteca civica di Brugherio in collaborazione con la senatrice Elena Cattaneo. Si è parlato delle ricerche condotte dal team multidisciplinare di archeologi, biologi, biochimici, antropologi e vulcanologi, sempre coordinati da Pier Paolo Petrone, responsabile del Laboratorio di Antropologia Forense presso la sezione dipartimentale di Medicina Legale della Federico II.

Nuove prospettive per archeologia e antropologia

Studi multidisciplinari sugli scheletri delle vittime e sul contesto del ritrovamento stanno facendo luce sugli effetti dell’eruzione e sulle cause di morte. “Il nostro gruppo di ricerca è formato da archeologi, antropologi, biologi, matematici, biochimici, vulcanologi” spiega Petrone. Le scoperte premiano lunghe e ostinate ricerche nell’arco di oltre vent’anni, sui corpi delle vittime dell’eruzione vesuviana.

L’archeologia e l’antropologia si intrecciano e si completano: mentre la prima si concentra sulle metodologie di scavo volte soprattutto a garantire la conservazione dell’area e il recupero di campioni, l’altra studia le relazioni che caratterizzano un individuo al fine di ricostruire non solo un profilo biometrico, ma anche le attività svolte in vita e le tracce di queste sui tessuti. Le descrizioni professionali sono spesso lunghe e verbose proprio per dare conto di tale complessità. Archeobotanica, archeozoologia, antropologia fisica, analisi chimiche, fisiche, mineropetrografiche: dietro al termine “scavo”, dunque, si cela dunque un intricato complesso di di ricerche specializzate ma interconnesse.

Un intero sistema nervoso umano è dunque arrivato a noi attraverso due millenni grazie ad un processo del tutto unico di vetrificazione. Le analisi al microscopio elettronico del cervello vetrificato sono state, più di recente, combinate con le sperimentazione di laboratorio, fornendo nuove informazioni sulle condizioni uniche verificatesi durante l’eruzione. Ulteriori evidenze provengono dall’analisi genetica di un gruppo di vittime ritrovate nella zona del lungomare, che mostra rapporti familiari (parenti di primo o secondo grado) e, per alcune di esse, un’origine geografica diversa.

«Risultati scientifici e archeologici tangibili che restituiscono passato e dignità a momenti spesso tragici e che danno lustro al nostro paese, facendo letteralmente il giro del mondo»

Elena Cattaneo

“Affacciarsi sulla voragine degli scavi di Ercolano, immaginare una città venti metri più in basso, con il Vesuvio visibile a pochi chilometri e con uomini e donne che la popolavano e animavano ogni giorno, fa comprendere meglio a esperti e non esperti il contesto e il valore della scoperta”, fa notare la senatrice Elena Cattaneo che, in un suo libro pubblicato di recente, aggiunge “In molti saranno grati alla nostra ricerca pubblica, alla Federico II di Napoli e al nostro paese per gli straordinari traguardi di conoscenza che i nostri studiosi, in tutta la penisola, continuano a consegnare al mondo”.

Il recente evento che si è tenuto a Brugherio:

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